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Cap. 7 - IL MAUSOLEO DI FACCANONI (1907)

Anche all'interno della produzione sommarughiana emerge il tema dell'edilizia funeraria che è in stretta correlazione, se non altro di committenza, con il tema riferibile alla tipologia del villino o palazzina. Poiché dedicarsi all'edilizia funeraria era, presso il professionismo milanese dell'epoca, prassi assai diffusa, non è pertanto un fatto anomalo che Sommaruga vi si dedichi. E una prova in più del suo inserimento proprio nell'ambito di quella professione.
Nella sua produzione la serie di progetti e realizzazioni per le tombe, edicole funebri, mausolei e cimiteri costituisce una fitta sequenza che si affianca a quella altrettanto fitta, di ville e villini (dal 1896 al 1917).
I Faccanoni (gli Aletti, i Biffi, i Comi, i Salmoiraghi e i Cirla) affidano dunque allo stesso architetto, che ha creato le scenografie che fan da sfondo ai riti privati della loro quotidianità terrena e ai simboli pubblici della loro qualifica sociale, i compiti di perpetuare, in maniera tangibile e duratura, le loro fuggevoli glorie mortali.
Certamente anche Sommaruga non è esente, in questa edilizia funeraria, da una grevità di forme, comune a quasi tutta la coeva produzione cimiteriale e commemorativa italiana e straniera. Ma quella che possiamo definire la diffusa "tendenza al mausoleo" trova in Sommaruga un'interpretazione meno ridondante e più sensibile a valori luministici, cromatici e ambientali legati alla diversa qualità e contrasto dei materiali impiegati nonché al rapporto dell'opera col paesaggio circostante.
La distribuzione dei mausolei e dell'edicole funebri nello spazio all'interno del recinto cimiteriale non avviene casualmente, ma secondo precisi piani, quasi micro- urbanistici. Prevedevano un intervento sulle aree disponibili non dissimile nella logica a quelli che, proprio in quel giro d'anni, venivano condotti sui terreni lottizzabili della città in espansione. Si verifica che le tombe sostituiscono i villini di un ipotetica città giardino o di un quartiere residenziale di tono medio alto borghese. La condizione orografica del terreno è quasi sempre sfruttata a scopi scenografici, talché mediante l'impiego di scalinate, terrazzamenti, spiazzi, grotte, belvederi (cimitero del Verano a Roma, di Staglieno a Genova) si riescono a creare percorsi pittoreschi in tutto simili alle "promenades" delle località turistico-termali. Solo il tipo di vegetazione viene, per motivi di decoro, mantenuto entro limiti meno sfacciatamente lussureggianti e più consoni al luogo di raccoglimento. Alla villa si sostituisce l'edicola o il mausoleo e mentre la privacy domestica è difesa da giardini e muri di cinta, al dolore del singolo o del gruppo famigliare è lasciata ancora una pubblica esibizione. Le città dei morti si modellano dunque su quelle dei vivi.
Se più delle volte i cimiteri costituiscono lo scenografico sfondo su cui si dispongono, in pittoresca sequenza, le edicole funebri o i mausolei, capita talvolta che siano quest'ultime a imporsi, per la loro forte presenza. Accade che da oggetto contenuto diventi essa stessa, soprattutto nel caso di cimiteri di piccole dimensioni (come a Sarnico), contenitore, o quanto meno subordini a sé lo spazio circostante.
Il termine "mausoleo" deriva dal nome del monumento funebre di Mausoleo, che fece costruire ad Alicarnasso una gigantesca tomba poi annoverata tra le sette meraviglie del mondo nel IV a.C. Secondo una ricostruzione, il Mausoleo aveva pianta quadrata ed era costituito da un alto basamento che reggeva una piramide di 24 gradini alta sette metri. Nella storia dell'architettura funeraria nel modernismo italiano si può vedere più volte che agli appuntamenti progettuali parteciparono alcuni dei suoi più noti esponenti. Lo strumento del concorso aveva trovato, pur coi limiti indicati nel testo, una diffusa applicazione non escludendo, appunto, come ambiti di competizione, gli edifici cimiteriali. Vi è una distinzione, fra architettura cimiteriale e funeraria: il primo termine è riferito al cimitero vero e proprio e il secondo a quanto vi è contenuto (cappelle, tombe) e tende a sottolineare la profonda differenza esistente fra la diversa qualità sociale della committenza, pubblica e privata, che ne presiede la realizzazione e i diversi attributi simbolici che ciascuna di queste attribuisce alle opere in questione. La contemporanea presenza di una componente pubblica e di una privata costituirà dunque la caratteristica principale dell'architettura cimiteriale.
Il progressivo prevalere di una delle due componenti, quella privata appunto, porterà, nel corso del '900, ad una sempre maggiore personalizzazione del monumento funebre secondo una logica di ostentata esibizione e di ricerca più o meno magniloquente di perennità. In tal modo il "privato" aveva trovato con sicurezza i modi della propria orgogliosa esibizione. L'edificio cimiteriale invece, era un vero e proprio contenitore di tali monumenti, assumeva la funzione di sfondo scenografico, di pittoresco palcoscenico dove questo rito laico e positivista poteva aver luogo.
S'instaurava, in tal modo, per così dire una competizione-integrazione fra le due componenti che aveva come denominatore comune il concetto di "monumentale", ed è appunto con tale ottica che il cimitero dovrà rendere palesemente percepibile a scala urbana la propria presenza, mutando dai privati schemi compositivi e repertori simbolici.
I cimiteri del Liberty evidenziano questo rapporto dialettico e si inseriscono con coerenza nella scia dell'architettura eclettica di fine Ottocento. Essi sono, in ogni caso, numericamente limitati e la loro storia è spesso quella di realizzazioni tardive, progetti modificati, possibilità mancate.
Il mausoleo é un grandioso sepolcro monumentale fatto costruire dalla famiglia Faccanoni nel 1907. Questa "tendenza al mausoleo" nello stile Liberty di Giuseppe Sommaruga, già emergente nella tomba Biffi a Galliano, latente nella Casnati e riemergente, a chiusura del suo curriculum, nell'altro mausoleo dei Salmoiraghi a Lanzo d'Intelvi, trova a SARNICO la sua più compiuta formalizzazione.

 

In "Il Liberty in Italia"di E.Baìrati / 0. Riva Ed. Laterza,  Roma 1990

 

Il mausoleo di Sarnico

La sua immagine si sovrappone, annullandola, a quella del cimitero, di cui costituisce lo scenografico sfondo. La prepotente costruzione funeraria, a ridosso della collina, nel piccolo cimitero della cittadina lacustre, interpreta con una sorta di violenza naturale (roccia su roccia) il concetto secessionista della rivisitazione ellenistica in chiave moderna. Quest'opera è stata definita dal Nicoletti come dotata di "un fascino sinistro apparentemente ispirata alla piramide maya e dotata di un'interna disgregazione, quasi simboleggiante quella della morte".
In questo monumento laico, quasi pagano, non traspare nulla di sacro (l'immagine della croce emerge tra un tripudio di putti o nel cancelletto di ferro d'ingresso ai loculi). É bandito il raccoglimento ed è sostituito da uno stupore incredulo, rafforzato da immagini, come quella del teschio sogghignante, di forte impatto visivo. L'effetto potenza non è affidato qui ai simboli, ormai collaudati e codificati, del repertorio storicistico, ma ad un'architettura che abbina calcolati effetti da scenografia teatrale accompagnati dalla diversa resa luministica dei materiali impiegati, dovuta al loro differente trattamento.

Al BUGNATO RUSTICO si alterna quello LISCIO. Sommaruga utilizzò, per la costruzione, quasi esclusivamente materiali forniti dalle località vicine:

  • lo zoccolo, in sarizzo della Val Seriana;
  • tutta la gran massa del monumento, in ceppo di Brembate;
  • le gradinate, in pietra di Sarnico;
  • gli sfondi del piano superiore, in pietra simona;
  • il cancello d'ingresso alla cripta, in ferro battuto e bronzo;
  • i lampadari, in ferro battuto.

Ogni decorazione in ferro, venne eseguita, su disegno del Sommaruga, dalla ditta Bardone e Alziati di Milano. Le decorazioni interne erano eseguite da Tanzini di Milano. Il fregio di putti scolpiti dallo scultore Ambrogio Pirovano di Milano.
La documentazione si trova nell'Archivio dell'Ufficio Tecnico del Comune di Sarnico.
Attualmente il mausoleo è in discreto stato di conservazione.
Nelle costruzioni funerarie, l'arte del Sommaruga si afferma ancora di più forse perché di una personalità più libera e meno soggetta a pareri, a mutamenti, a circostanze particolari d'altri edifici.

In "Sommaruga'Giuseppe" di E. Bairati / D. Riva ed. Mazzotta, Milano, 1982